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Calà del Sasso: 4444 gradini

Calà del Sasso: 4444 gradini

Il post di oggi ci porta in Veneto, tra la Valsugana e l’Altopiano di Asiago Sette Comuni, alla scoperta di un’imponente scalinata per il trasporto di materiale pesante, risalente al XIV secolo. L’itinerario può poi essere allungato fino a Col del Rosso, nel cuore della zona in cui si sono combattute le “Battaglie dei tre Monti” (1917-18), di cui in un altro post di questo blog.

Il parcheggio al secondo tornante della SP 73: da qui l’escursione ha inizio
Raggiungibile in auto o treno (fermata Carpanè-Valstagna) da Bassano del Grappa in circa 15 minuti, il punto di partenza dell’escursione si trova a circa 2 chilometri dall’abitato di Valstagna seguendo la strada (SP 73) che conduce a Foza. In corrispondenza del secondo tornate è presente un piccolo parcheggio (220 slm) in cui è possibile lasciare l’auto per iniziare l’escursione “Calà del Sasso“.
 
La strada bianca che conduce alla Fonte Bessele
Inizia quindi un tratto di strada bianca (sentiero n. 778 CAI) pressochè pianeggiante, tra due alte pareti rocciose, di circa un chilometro che porta a Fonte Bessele 255 s.l.m (Fontanèa) dove una struttura in legno accoglie l’escursionista per un breve ristoro al coperto offrendo la possibilità di leggere su un pannello esplicativo la storia dei luoghi, approfondire le caratteristiche dell’architettura della scalinata e l’antica leggenda del 1638, secondo la quale se due innamorati percorrono assieme la Calà mano nella mano, si ameranno per sempre.

Fin qui tutto semplice.

Loc. Fonte Bessele

Fin dai primi gradini la strada assume una pendenza rilevante ed il buon visitatore deve cercare di prenderne subito il ritmo. Pian piano si adentra sempre più nel bosco fitto di vegetazione e ricco di colori. Ora viene il bello: la scalinata di 4444 gradini (siamo sinceri, noi non li abbiamo contati, ma ci crediamo) ha inizio.
La straordinaria architettura è tra le più lunghe al mondo e venne costruita alla fine del XIV secolo per poter condurre il legname da Asiago a Valstagna in modo sicuro e soprattutto indipendente da Gallio e Foza, paesi questi, che pretendevano altrimenti pesanti dazi. Oltre al legname scendevano in continuazione anche mercanzie e soprattutto persone, da qui “Calà” ovvero calare-scendere. Dal punto di vista di Valstagna invece il collegamento fondovalle-montagna era noto come “Strada del Sasso“.

Uno scorcio della Calà o Strada del Sasso

Si consiglia di prestare attenzione ad ogni passo per evitare di scivolare perchè la superficie di appoggio in alcuni punti può essere resa scivolosa da acqua e muschi dovuti a  piogge o all’umidità presente.

Come si può notare nell’immagine, la scalinata è formata da gradini fatti di pietre e sassi, e, accanto, dalla parte che era destinata allo scivolamento dei tronchi, concava e fatta di pietre di dimensioni maggiori. In alcune zone i gradini si interrompono per far transitare delle canalette per il deflusso delle acque costruite anch’esse con  sassi e pietre.
 
Camin
L’uscita/entrata della Calà del Sasso, che da su un ampio prato
Ultimi gradini della Calà del Sasso; Streti
Lungo il percorso alcune zone sono denominate in modo particolare, ovvero la toponomastica richiama caratteristiche e peculiarità intrinseche di quel punto. Stiamo parlando, oltre alla già citata Fontanèa, della Volta de Majo, di Fontanèl, Pian dee Fiorentine, Arto dee Fiorentine, Streti, Arto del tajar, Santantònì, Casteliér, Spiròncia, Camin, Arto de Evina, Evina.
 

Il cammino non è dei più semplici e lo consigliamo specialmente a chi ha un certo allenamento: non adatto ad escursionisti improvvisati.

E’ sicuramente fattibile anche da famiglie con bambini in età scolare ma partendo al mattino prevedendo pranzo al sacco o presso i bar di Sasso e rientrare dopo adeguata sosta dato che anche il rientro presenta alcune difficoltà specie per chi risente di problemi articolari (es. ginocchia) vista la notevole sollecitazione.




 
20140504_115746I tempi di percorrenza possono variare molto in base alla preparazione atletica di ciascuno. Chi vi scrive ha affrontato la scalata (ca 800 metri di dislivello) in un’ora e quaranta minuti soste-foto comprese ma altri escursionisti dichiarano come tempo indicativo tre ore. Il rientro a valle è sicuramente più rapido.
 
L’ingresso di Sasso di Asiago, Stonach in lingua cimbra
Tornando alla Calà del Sasso, l’arrivo in quota sul bel prato verde appena oltre la scalinata, attrezzato con panchine e bacheche illustrative, dà senz’altro una bella soddisfazione dopo tanta fatica ma consigliamo di percorrere almeno altri 500 metri ed arrivare nel paese di Sasso di Asiago per poter godere al meglio l’escursione.
Appena entrati nel centro abitato è facile raggiungere il “Museo Grande Guerra 15-18“, e per chi alla visita preferisce effettuare un ristoro, anche alcuni bar. Conclusione vera e propria del percorso è la Chiesa di Sasso che si trova a meno di 100 metri dal museo.
 
Il Museo Grande Guerra 15-18

Paolo Rumitz, noto scrittore e giornalista, nel 2003 ha scritto su “La Repubblica” un pezzo dal titolo “La scala del grande vecchio” che recita:

E’ lunga come il purgatorio, scura come il temporale, la scala che ti porta al grande vecchio della montagna, lassù sull’Altopiano di Asiago.
Quattromilaquattrocentoquarantaquattro gradini, ripidi da bestie, faticosi già a nominarli. Partono dalla Val Brenta, sotto picchi arcigni, nel punto dove la valle – per chi viene da Bassano – sembra spaccarsi in due, all’altezza di un paese chiamato Valstagna, con la sua muraglia di vecchie case a filo d’argine. L’erta prende la spaccatura di sinistra e brucia in un lampo 810 metri dislivello. Si chiama «Calà del Sasso», ed è una delle opere più fantastiche delle Alpi.
 

Auguriamo a tutti voi una buona escursione e poi… lasciate qui sotto un commento 😉

Particolare veduta della Chiesa di Sasso, punto di arrivo dell’escursione

Informazioni e link utili:
Escursione effettuata in data 4 Maggio 2014
Itinerario scritto anche per Asiago.it | Il portale dell’Altopiano di Asiago Sette Comuni


Foto © IlAlby

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